Nell'ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino, che apre il 3 maggio 2018, la galleria Alberto Peola presenta Most were silent, la personale di Anush Hamzehian e Vittorio Mortarotti.
Most were silent è la prima personale alla galleria Alberto Peola di Anush Hamzehian e Vittorio Mortarotti. I lavori della coppia, presente da anni sulla scena artistica internazionale, spiccano per l'originalità nell'utilizzo dei linguaggi dell'immagine documentaria (fotografia e video) e per l'attenzione verso le marginalità storiche, geografiche e sociali.
Dopo aver trattato, negli ultimi lavori, le conseguenze fisiche e psicologiche del post-tsunami in Giappone, gli effetti sociali della chiusura delle miniere in Belgio e la violenza del confine tra Armenia, Azerbaigian e Iran, nell'aprile 2016 Hamzehian e Mortarotti trascorrono più di un mese ad Alamogordo, in New Mexico. Scelgono il luogo seguendo la prassi dei geologi che studiano la propagazione delle onde sismiche per andare, a ritroso, alla ricerca del punto di origine. Alamogordo diventa così l' 'epicentro' da cui partire per affrontare i temi trattati da Most Were Silent: la guerra e le sue conseguenze. In questa assolata e sonnolenta cittadina alle propaggini del deserto della Jornada del Muerto, nulla sembra oggi evocare il ricordo di eventi bellici. Eppure è qui, nel segreto di una base militare, che l'energia atomica venne usata per la prima volta come strumento di distruzione. L'esplosione avvenne il 16 luglio 1945 e nulla sarebbe più stato come prima. “We knew the world would not be the same – disse Robert Oppenheimer, il fisico a capo dello sviluppo della prima bomba nucleare, che proseguì l'intervista riportando le reazione dei suoi colleghi del Manhattan Project, un ricordo da cui gli artisti traggono il titolo della mostra - A few people laughed, a few people cried, most people were silent”. In questo scenario storico e geografico, Alamogordo è la città più vicina al luogo dove ebbe inizio l'era atomica nella sua potenza distruttiva (Hiroshima e Nagasaki) e dissuasiva (guerra fredda). Dal territorio che ha fatto da sfondo a questo evento epocale, gli artisti fanno partire la riflessione che affronta i temi atavici della violenza umana e della memoria storica. Temi che nel corso dei millenni sono stati indagati da ogni forma di espressione intellettuale (arti visive, letteratura, giornalismo) e che gli artisti affrontano da una prospettiva inaspettata e profonda.
La mostra si apre con il video in cui una ragazza cieca, studentessa alla New Mexico School for the Blind and Visually Impaired (nella quale gli artisti hanno tenuto un workshop), legge la relazione, tradotta in lingua braille, che lo scienziato Philip Morrison scrisse dopo aver assistito allo scoppio della bomba. Accanto a questo lavoro una bacheca accoglie un frammento di trinitite (sabbia trasformata in vetro dal calore dell'esplosione nucleare), un video di propaganda sullo sviluppo e le necessità belliche della bomba e un volume scientifico sugli effetti medici di questo tipo di ordigno.
Nella sala successiva, un secondo video e una serie di fotografie vanno alla ricerca, ad Alamogordo e nei suoi dintorni, della memoria e delle tracce di conflitti reali o immaginari, passati o presenti. Gli artisti filmano il racconto di un reduce della seconda guerra in Iraq e scattano una serie di immagini in bianco e nero in cui i volti e i luoghi ritratti sembrano sospesi nell'inquietudine dell'istante che precede l'evento che porterà a un cambiamento irreversibile.
La mostra si chiude nella terza sala espositiva con un cortometraggio ambientato a Trinity Site, il luogo, all'interno della base White Sands Missile Range a 80 chilometri da Alamogordo, dove avvenne il primo test nucleare che oggi è celebrato da un obelisco commemorativo. Il film, girato nell'unica occasione annuale di apertura al pubblico del sito, raccoglie i ricordi e le interpretazioni dell'evento espressi, attraverso l'inevitabile filtro delle convinzioni personali, da alcuni visitatori civili e da personale militare.
In Most Were Silent il racconto della guerra (quella in Iraq, quella nucleare e del suo spauracchio) avviene in maniera indiretta, rimandando ad altre sfere sensoriali ed emotive: la testimonianza oculare del primo test atomico passa attraverso la voce di una ragazza cieca; le memorie dei compagni caduti si accompagnano alle immagini di un pacifico lavoro di giardinaggio; l'inquietudine che pervade i lavori fotografici lascia presagire oscuri scenari mentali. Hamzehian e Mortarotti usano il prisma della sinestesia, un fenomeno sensoriale/percettivo che indica una "contaminazione" dei sensi, per ampliare la profondità percettiva dei loro lavori e mostrare che la Storia è un processo di stratificazione e assorbimento modificabile secondo filtri individuali o collettivi. Tuttavia, ogni “contaminazione” comporta dei rischi, soprattutto quando si tratta di modificare la memoria comune.
Proprio per questo la forza di Most Were Silent, oltre a risiedere nella bellezza e nella poesia delle immagini, è riuscire a creare una nuova prospettiva nel racconto e nel ricordo della Storia, senza smarrire l'intento principale di ogni narrazione: che non è quello di preservare la verità, ma di mantenere intatta l'onestà.
Stefano Riba
Anush Hamzehian (Padova, 1980) e Vittorio Mortarotti (Savigliano, 1982) hanno realizzato progetti con rifugiati politici, ex minatori, prostitute, sopravvissuti dello tsunami e veterani di guerra. Le loro installazioni video-fotografiche sono state esposte, tra gli altri, alla Blueproject Foundation di Barcellona, al Casino Luxembourg, alla Fotoraum di Colonia e a Foto Forum di Bolzano. Per il progetto Eden hanno vinto il Leica Prize alla biennale Images Vevey e il premio Level Zero di Art Verona che li ha portati a esporre al MAXXI di Roma. La loro pratica prevede anche la pubblicazione di libri d’arte. Nel 2015 The First Day of Good Weather è stato tra i finalisti del First Book Award di Londra, l'anno successivo Eden è entrato nella selezione del fotografo americano Ron Jude dei 10 migliori photobook del 2016. All'attività artistica Hamzehian e Mortarotti affiancano quella documentaristica. Nel 2016 L’Académie de la Folie è stato insignito dell’Étoile de la Scam mentre a breve, contemporaneamente alla mostra presso la galleria Alberto Peola, uscirà il loro lungometraggio Monsieur Kubota, un documentario sulla ricerca dell'immortalità co-prodotto dalla televisione pubblica francese (France 2).
Stefano Riba è curatore indipendente e tecnico dell'arte. Nel 2012 ha fondato a Torino lo spazio espositivo Van Der, che attualmente trova sede a Bolzano. Dal 2014 cura la serie di mostre e residenze Passi Erratici. Insegna Exhibit Design presso la Libera Università di Bolzano.