Cinque artisti provenienti da diverse aree geografiche e di differenti generazioni, quattro sono stranieri esposti per la prima volta in Italia, dimostrano la natura magmatica, contraddittoria ed evolutiva che contraddistingue la pittura di oggi. Caratteristica comune a questi artisti è il riosservare con opportuna attenzione i codici linguistici interni al dipingere, momenti e movimenti di un’avanguardia già consumata e digerita (astrazione, informale, surrealismo, iperrealismo) utilizzati non con il tipico metodo citazionista dell’era postmoderna, ma rimessi in circolo con inedita propensione analitico-saggista.
Non ha più senso infatti tracciare dei limiti tra la pittura d’immagine e quella aniconica o astratta, quest’ultima a lungo ritenuta inadeguata a rappresentare la realtà contingente dominata dalle immagini e dal loro potere seduttivo. Dall’inizio del XXI secolo questo linguaggio ha ritrovato vigore sia recuperando le versioni più sintetiche, legate all’astrattismo segnico di matrice razional-suprematista, sia all’happening gestuale del vecchio informale, liquidato troppo in fretta come pittura retrò per antonomasia, accademica e sorpassata. Si assiste oggi a una differente consapevolezza critica, un nuovo scarto che ne rende indispensabile il filtraggio proprio attraverso le immagini (talvolta implicite, talvolta dichiarate) oppure relazionate a strutture architettoniche e progettuali che costituiscono di fatto il punto di incontro più evidente con il reale. A ciò si aggiunge, ed è questo uno degli aspetti maggiormente innovativi, l’attenzione per il surrealismo e l’iperrealismo: il primo si esprime in un clima favolistico sospeso nel tempo e nello spazio che si traduce nella piena introduzione dell’elemento localista, una specie di genius loci trasversale che riconduce al centro quelle zone ritenute in precedenza periferiche (artisti del Nord Europa, iberici, latino americani, dell’Est e dell’area mediterranea oggi condividono il dipingere più innovativo con i territori di lingua anglosassone, Germania e Italia).
Ancora più importante il recupero dell’iperrealismo, la più breve delle avanguardie, bollato negli anni ’70 come ultima resistenza della pittura prima della sua temporanea eclissi. Oggi, tornare a dipingere in maniera capziosa, certosina e maniacale, quando qualsiasi strumento artificiale è in grado di restituire un risultato migliore, significa riconoscere ancora una volta il potere di inutile fascinazione implicito soltanto alla pittura.