Le quattro artiste inglesi Kirsten Glass, Victoria Putler, Antoinette Haechler e Aimie Reeves espongono per la prima volta in Italia.
Kirsten Glass realizza quadri nei quali unisce sezioni di testo a figure di ragazze tratte da riviste di moda. Il testo alla base del quadro crea un forte primo piano grafico che conferisce all’insieme un’atmosfera hyper-realistica, quasi da tabellone pubblicitario. L’immagine è costruita con una tecnica del collage volutamente imprecisa, in cui i tagli e le giunte sono accentuati con contorni e vengono trasformati in una sorta di disegno. L’artista affianca diversi linguaggi pittorici, il delicato vicino al pesante, caute sfumature vicine a pennellate disordinate. L’immagine vuota di una rivista di moda viene ravvivata dal modo in cui Glass descrive i dettagli. In alcune parti applica il colore come se fosse quasi un vero e proprio trucco, accrescendo così la sensualità dentro il soggetto e il quadro stesso.
Aimie Reeves parte da disegni e schizzi e nel processo da questi al dipinto compiuto aggiunge diversi riferimenti a secondo di come l’immagine si sviluppa. Usa colori netti e brillanti per mettere insieme una miscela di influenze, dall’immaginario caotico psichedelico al design degli anni ’60. Questa scelta, combinata con il modo in cui forme diverse si fondono l’un l’altra, dà ai dipinti fluidità e un forte impatto grafico. Sebbene a un primo sguardo sembri richiamare la science-fiction o immagini di fumetti, il quadro finito è più vicino all’astrazione, privo di ogni associazione narrativa o di forme riconoscibili.
Victoria Putler dipinge quadri che sono descrizioni fedeli di spazi marginali, paesaggi vuoti, usando colori pastello pallidi, quasi uguali nel tono. Le immagini di Putler sono margini di strada o una strada che sparisce all’orizzonte; in esse la prospettiva è definita ma attenuata da una gamma di toni cromatici vicini. Lo spettatore è incerto se è l’apparente piattezza che rende la prospettiva ingannevolmente sfumata oppure se l’idea stessa dell’uso della prospettiva è stata travisata. Putler vorrebbe che i suoi quadri sospendessero lo sguardo dello spettatore fra un’astrazione in superficie e un luogo inaspettatamente familiare anche se non specifico.
Antoinette Haechler dipinge su stoffa, aggiungendo un senso di familiarità a un insieme di simboli altrimenti severo. I quadri rappresentano un gruppo di diverse forme e oggetti appiattiti, che sembrano illustrazioni grafiche di giocatoli. Sono come una registrazione visiva di eventi di storia personale senza riferimenti a una data, un luogo o un tempo preciso. La disposizione apparentemente casuale degli oggetti implica una connessione senza il racconto di una storia. Haechler altera le proporzioni e esclude spazi dipinti forzando gli oggetti a diventare simboli piuttosto che parte di un messaggio.
La mostra è stata realizzata con la collaborazione del British Council.