«Il paesaggio non esiste, sono io a crearlo». L’affermazione di Pierluigi Pusole può essere assunta come chiave di lettura di tutte le sue opere, anche le più recenti.
Il suo lavoro continua a mantenersi lontano dal video, dalla fotografia, dai supporti mediali che, d’altra parte, sono per lui forti referenti, nella convinzione che, ancora oggi, la pittura sia, tra le diverse forme espressive, la più innovativa.
L’artista ha sviluppato, infatti, un sistema di segni attraverso il quale non vuole riprodurre la realtà e nemmeno rimandarne le emozioni, ma piuttosto riscriverle in una dimensione in cui naturale e artificiale coincidono. Pusole prosegue la sua indagine sul segno e sul gesto, verso una sempre maggiore stilizzazione e sinteticità. La pittura è sciolta, l’ambiente è indefinito, la realtà naturale sembra nascere sulla tela dall’accostamento dei colori - soprattutto i verdi e i gialli acidi e fluorescenti. I colori appaiono come la struttura portante della raffigurazione, in un contrasto di elementi orizzontali e verticali.
L’artista dipinge ad acrilici le tele bagnate, con pochi tratti gestuali immediati. Al sistema di segni voluto e controllato, la fase della completa asciugatura aggiunge effetti casuali. Nei suoi paesaggi, che hanno perso ogni descrizione narrativa, emergono forme primarie che lo spettatore può collegare a elementi noti della natura e della realtà, ma essi rimangono creazioni mentali, rielaborazioni ed espressioni, in uno stile colto e raffinato, della molteplicità di aspetti e dati della società contemporanea.
Pierluigi Pusole è nato nel 1963 a Torino, dove vive e lavora.