La mostra propone quattro giovani artiste che vivono o hanno vissuto a New York e espongono per la prima volta in Italia. Le accomuna la scelta di modalità espressive che fanno ricorso a tecniche e materiali volutamente semplici, senza l’uso di sofisticate tecnologie.
Dianna Frid
Nata in Canada, cresciuta in Messico e negli Stati Uniti, vive a Chicago, Illinois.
Lavora con stoffe che stampa da sé, solitamente a motivi di mappe architettoniche - planimetrie di musei, siti archeologici, gallerie, labirinti -, e cuce insieme in collages di pezzi che formano altri motivi architettonici, altre trame. Le ultime realizzazioni sono quasi reti, parti di una world wide web in cui i luoghi di partenza e di incontro dei fili sono volti, uniti bocca a bocca come nelle immagini che compaiono nelle istruzioni divulgative di pronto soccorso. A ciò affianca una produzione “editoriale” di libri di stoffa, interamente cuciti a mano, in cui anche il testo è ricamato e cucito, realizzati in copia unica.
Jeannette Louie
Di origine cinese, vive a New York. Ha fatto parte del Godzilla Group, gruppo di artiste di origine asiatica attivo a New York. Vincitrice dell’ultimo Rome Prize.
Lavora con vari media, e soprattutto con la fotografia, realizzando immagini tridimensionali senza l’uso delle moderne tecnologie. Ritaglia fotografie di sé, togliendole dal loro contesto, le incolla su supporti di legno e le colloca in un nuovo spazio vuoto; rifotografa una sua singola immagine o il gruppo di tante sé stessa da varie angolature: le piccole figure “a tutto tondo” a terra e le stesse figure nelle immagini bidimensionali alle pareti affollano l’installazione, in un continuo rimando di sé nella diversità della collocazione spaziale, del frammento di movimento, della posizione del corpo. Con un sottile ironico riferimento all’opera di artiste come Vanessa Beecroft, Mariko Mori o altre.
Daniela Rossell
Messicana, vive a Messico City e a New York.
Realizza una serie di ritratti fotografici degli abitanti dell’Olympic Tower, condomino di lusso sulla Fifth Avenue di New York, nel loro appartamento, il loro habitat secondo i canoni della fotografia etnografica. Ma mentre il progetto etnografico ha spesso l’effetto di idealizzare i soggetti, i suoi ritratti li tolgono dal piedistallo della loro presunta importanza. In alcune fotografie il personaggio, nella posizione o nell’abbigliamento, sembra intento a imitare qualcun altro o qualcosa presente nella stessa inquadratura; in altre invece è più difficile dire chi imita chi, se l’arte imita la vita, o viceversa, in un mondo in cui si è persa ogni originalità e in cui, più che di copie e originali, si può semplicemente parlare di simulacri.
Holli Schorno
Nata a Oakland, California, vive a Newark, New Jersey.
Realizza collages di grandi dimensioni su superfici cartacee, accostando e sovrapponendo ritagli di pagine di libri, generalmente trafugati dalle biblioteche. Le immagini decontestualizzate, quasi ossessivamente incollate, ricomposte in altre forme e reinventate per un differente uso, mostrano come il suo lavoro si sviluppi all’interno di un’utopia, quella di riuscire a mettere insieme il catalogo del mondo circostante, all’interno di uno spazio protetto e astratto dalla realtà - una carta, ma potrebbe idealmente essere uno studio, una stanza, una collezione, un museo - dove tutto è a portata di mano e può essere visto, studiato, classificato.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Esso Gallery di New York.