24.04.2023 > 31.07.2023
a cura di Silvio Mignano e Antonello Tolve
Residenza dell’Ambasciata italiana, Elfenstrasse 10 – 3006 Berna (CH)
Disegnata come un dispositivo polifonico che pone sotto la lente d’ingrandimento la vitalità dell’esperienza concreta e la forza di un luogo libero, aperto alla soglia del sogno e all’energia dell’immaginazione, La potenza del pensiero è un itinerario visivo che si nutre di varie contrade artistiche, di impulsi soggettivi e autoconsapevoli, di altruismo, di condivisione, di connessioni e curiosità, di partecipazione e di rispetto per l’altro.
Nata dall’idea di far brillare l’individualità (prerequisito per la creatività e la diversità, a detta di Mill) e di richiamare alla memoria una libertà che non può non essere atto di coraggio, lampo di pensiero, spinta di sentimento o anche importante presa di parola e alzata di mano, la mostra propone un sistema di opere che rompe ogni forma di rigidità per farsi spazio perfetto dell’accoglienza e del dialogo, luogo in grado di sfuggire ai campi dell’industria del passatempo (al male dell’intrattenimento culturale) e anzi di produrre farmaci utili a leggere le urgenze del presente e del domani per adottare (adattare) il futuro al meglio del mondo.
Articolata lungo il piano terra della residenza dell’Ambasciatore a Berna dove tra l’altro è possibile ammirare anche le opere di Filippo Centenari, Deborah Napolitano, Enrico Pulsoni, Eugenio Tibaldi e Narda Zapata – alcune delle quali donate e divenute parte integrante della Residenza – la mostra offre ad ampio raggio un racconto corale che appunto mediante i lavori, le parole e i gesti di Nanni Balestrini, Gianfranco Baruchello, Mariella Bettineschi, Paolo Bini, Gianluca Capozzi, Giuseppe Ciracì, Ilaria Gasparroni, Carmela De Falco, Sabino de Nichilo, Antonio Della Guardia, Emanuela Fiorelli, Carla Iacono, Maria Lai, Pierpaolo Lista, Fiorella Rizzo, Raffaele Rossi, Andrea Salvino, Irene Santori, Mona Lisa Tina e Ivano Troisi, lancia domande, apre cassetti e quesiti diversi, tesse questioni, rompe l’univocità del segno per sintonizzarsi con la condizione del pensare, con quello che Platone chiama archÄ“ anypotheton, il telos, il compimento e il fine di autos ho logos, del linguaggio stesso e, nello stesso tempo, come la cosa stessa e l’affare della comunità umana, di ciò che unisce tutti nel tutto.
Legate tra loro dal filo sottile di una libertà governata da regole interne (naturalmente linguistiche), le singole opere in mostra si presentano come isole, atolli aperti, anelli d’una catena capaci di raccontare da differenti prospettive la forza – individuale, collettiva – dell’immaginazione da intendere come motore, come habitat perfetto della fantasia, come potere del sapere. Si tratta di un percorso che scompagina le rigidità e promuove una metodologia espositiva integrativa e espansiva dove appunto ogni opera diventa metaforicamente compagna d’un viaggio in cui scoprire tracce, meravigliarsi di fronte a cromemi o a atmosfere evocative, individuare indicazioni sul presente o anche perdersi in un racconto che non sa più qual mano si fece spola ad intrecciarne i fili.