Ispirandosi a rituali come balli, processioni e giochi, nell’installazione cinematografica creata per il Musée Cantonal des Beaux-Arts Emily Jacir ripercorre il modo in cui ci si può riappropriare di spazio, collettività e memoria.
Sulla base di archivi e ricerche storiche o di narrazioni soggettive o biografiche, le opere di Emily Jacir portano alla luce e danno forma a storie messe a tacere, si interessano allo scambio, alla traduzione, alla resistenza e al movimento. Per il suo intervento nell’Espace Projet, l’artista ha creato un’installazione cinematografica composta da filmati recenti e documenti d’archivio che affrontano questioni di visibilità e invisibilità, vicinanza e distanza, ospitalità ed esclusione, esplorando specifiche politiche migratorie e le loro conseguenze su individui e comunità.