La galleria Alberto Peola presenta Nistru-Confines, la seconda personale dell’artista moldava Victoria Stoian (Chișinău - Moldavia, 1987).
Immaginate per un istante di essere lontani dalla vostra terra e dalle vostre memorie più intime. Quali e quanti colori scegliereste per dipingere l’immagine interiorizzata di quel luogo, di quel ricordo? Con quanta passionalità, delicatezza o istintualità affrontereste la tela con il pennello?
Victoria Stoian li usa tutti, nelle loro mutevoli e molteplici sfumature. Tutti, raramente il nero, che per lei rappresenta la tranquillità, la notte, il silenzio, ma anche la negazione della vita. Ogni più piccola traccia di pigmento sulle sue tele sembra voler suggerire una sonorità visiva da rielaborare con gli occhi e con la mente. Una vera e propria sinfonia pittorica. Così Victoria Stoian ci descrive la sua Moldavia.
Come nei Diari paesani di Tancredi, anche lei racconta attraverso l’uso di un segno stratificato, materico, alle volte spezzato, un paesaggio astratto privo di costruzione prospettica. A dare la profondità è l’intensità con cui viene distribuito il colore. Delicate e tenui campiture di lilla e verde salvia lasciano improvvisamente spazio a un turbinio di colori e di materia. La pennellata morbida viene poco a poco modellata da una gestualità sempre più immediata e istintiva che rivela l’espressività emotiva dell’artista.
Nistru-Confines è l’inedita serie di lavori di Victoria Stoian da cui trae il titolo la mostra. Una volta ultimata comprenderà circa 400 opere pittoriche e scultoree che ripercorreranno chilometro per chilometro il lungo confine, segnato dal fiume Nistru, che separa la Moldavia dalla regione secessionista della Transnistria, autoproclamatasi indipendente nel ‘90. Stoian ci racconta quindi una storia di confine, di guerra e di abbandono. La condizione di instabilità politica e territoriale che ne è derivata e il conseguente crollo economico hanno determinato in Moldavia un graduale e costante spopolamento. Questo “esilio condizionato”, che ha coinvolto in particolare modo le zone rurali del paese, ha costretto molte famiglie a una dolorosa separazione e all’abbandono di case e terreni.
Victoria Stoian ha vissuto sulla sua pelle questo distacco. A ventun anni è riuscita a raggiungere la sua famiglia che da tempo si era stabilita a Torino. Qui ha continuato a coltivare la sua passione per l’arte, conseguendo nel 2015 la laurea specialistica in Storia dell’arte contemporanea all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, che segnerà l’inizio della sua carriera artistica e professionale.
Nelle sue opere appare evidente l’eredità dell’espressionismo astratto del secolo scorso, che Victoria rinnova inserendosi a pieno titolo nel panorama artistico contemporaneao.
Negli ultimi anni si è dedicata a due cicli pittorici che rappresentano un preludio della serie Nistru-Confines, oggi parzialmente esposta in galleria. In Recea project (2014) le tele tracciano una vera e propria mappa termica delle stagioni che di mese in mese modificano il bosco di acacie che abbraccia il comune moldavo di Recea. Mentre in Codri Earthquake (2013/2017) l’artista dà vita a quella che potrebbe essere definita una mappa sismica in cui descrive secondo per secondo la sensazione di caos e di instabilità provocati dal terremoto che colpì la Moldavia nel 2011 e che danneggiò gravemente le foreste di Codri.
La ricerca e il racconto di un riferimento geografico preciso, la serialità numerica delle opere attraverso la quale poter mappare un dato specifico, così come la rielaborazione astratta di un ricordo sono alcune delle caratteristiche costanti che emergono come un fil-rouge anche nelle sue opere più recenti.
Nistru-Confines, rispetto ai lavori precedenti, sembra però racchiudere in sé una carica emotiva maggiore sia per i riferimenti politici sia per la presenza nuova di sculture in cartapesta le cui forme ritorte sembrano ricordare fili spinati, tracce di corpi e aridi arbusti. La disposizione delle sculture nello spazio della galleria accentua il senso di disorientamento; è pensata infatti per delimitare e deformare il concetto di spazio e di tempo, creando un percorso prestabilito che limita la libertà di movimento del visitatore, invitandolo a seguire il tracciato per poter superare il confine fisico e reale che lo separa dalle tele.
Osservando i dipinti di Nistru-Confines ci si accorge che la tensione è concentrata quasi sempre in alto, mentre le pennellate uniformi e leggere occupano la parte inferiore delle tele. Questa sospensione verso l’alto e la contrapposizione tra spazi pieni e vuoti conferiscono all’intero ciclo una forte sensazione di instabilità.
Guardandomi negli occhi Victoria mi dice con apparente calma “Il mio presente non è staccato dal passato” e così nelle sue tele frammenti di ricordi trascorsi si rimescolano con l’oggi, creando un nuovo tempo sospeso. Segni astratti sembrano nascondere tracce figurative. Scorgo una persona, una casa. Ritrovo un albero, un animale. Mi immagino Victoria intenta a dipingere, ogni tela per lei rappresenta un momento di totale intimità. Il pennello il mezzo per poter confessare ogni suo sentimento più profondo.
Francesca Simondi